Passiamo circa sei anni della vita a sognare, circa 50 mila ore.
I sogni sono la terza attività della mente, diversa dal ragionare, a mente sveglia, e dal dormire profondamente.
L'umanità li ha sempre considerato fondamentali, domandandosi che senso avessero.
Gli egittologi hanno scoperto un libro in cui gli Antichi Egizi interpretavano i simboli onirici.
I Romani e i Greci credevano nel valore predittivo dei sogni, distinguendoli per precauzione in “sogni d'avorio” (quelli veritieri) e “sogni di corno” (quelli menzogneri).
Quando gli occhi si chiudono e si perde contatto con il mondo esterno gli esseri umani, anche chi non ha memoria, diventano spettatori, per quasi due ore a notte, di immagini fantastiche proprio come davanti a un film dall'impatto fortemente emotivo.
I muscoli del corpo si paralizzano mentre il cervello, in corrispondenza di alcune precise fasi del sonno, torna a essere attivo proprio come nello stato di veglia.
L’attività onirica rappresenta lo strumento mediante il quale la mente rielabora e immagazzina il bagaglio del vissuto, cementando informazioni e setacciando quelle non necessarie.
Anche gli incubi più terrificanti sono il mezzo con il quale la mente affronta il vissuto: sono spesso il frutto di traumi vissuti durante la veglia.
I sogni ci aiutano a risolvere questioni irrisolte, come a vedere le cose da una diversa angolazione portandole alla nostra attenzione ed elaborandole dando voce all’inconscio.
Più nello specifico, il sogno organizza i ricordi facilitandone il rintracciamento da svegli, un po’ come quando ci liberiamo degli oggetti superflui e riordiniamo quelli veramente utili. Durante la fase REM, invece, (quella che un tempo si pensava fosse l’unica deputata all’attività onirica) la mente elabora percezioni visive e uditive che non trovano una precisa collocazione spazio-temporale; sono questi i sogni che più facilmente ricordiamo.
L’attività onirica è di fatto la riprova dell’impossibilità del nostro cervello di fermarsi del tutto: esattamente come non possiamo impedirci di pensare, non possiamo forzarci a non sognare.
La differenza sostanziale tra il pensiero e il sogno è che il primo può essere guidato e razionalizzato, mentre i sogni spesso ci appaiono confusi e contorti, quasi o del tutto privi di senso logico.
Sigmund Freud aveva regalato al sogno dignità di fenomeno scientifico: i sogni sono “lettere inviate a se stessi”, ovvero messaggi con cui l'inconscio porta a conoscenza della parte consapevole della mente umana tutta una serie di desideri e impulsi rimossi.
In questo senso le visioni notturne utilizzano un linguaggio simbolico per poter esprimere senza censura gli istinti più proibiti. Oltre alla psicanalisi, nel corso degli anni, si sono sviluppate altre teorie, quali per esempio:
la teoria secondo cui sognare è il risultato del nostro cervello che cerca di interpretare gli stimoli esterni durante il sonno. Per esempio, il suono della radio può essere incorporato nel contenuto di un sogno.
la teoria per cui metaforicamente la nostra mente viene accostata a un computer: i sogni servono a fare pulizia nel disordine mentale proprio come le operazioni di pulizia dell’hard disk sul nostro pc. In pratica la mente viene ripulita per il giorno successivo.
la teoria per cui i sogni hanno la funzione di una vera e propria psicoterapia. Il sognatore può fare collegamenti tra diversi pensieri e diverse emozioni in un ambiente sicuro.
c'è stato anche uno studio che ha definito i sogni"cortocircuiti fortuiti", secondo cui i sogni non sono altro che impulsi nervosi del tutto casuali. La fonte dei sogni sarebbe una scarica di impulsi nervosi che parte dal “ponte”, una piccola area alla base del cervello, che “attiva” le cellule della corteccia cerebrale. Queste scariche provocano immagini e sensazioni che poi il cervello “sintetizza” secondo un significato fortuito; può capitare che qualcuno senta una musica, e qualcun altro ricordi un giocattolo dell'infanzia.
In ogni caso non è possibile avere una piena certezza della validità di una teoria o di un'altra, in quanto, per studiare i sogni, occorre necessariamente affidarsi a punti di vista soggettivi, quello di chi racconta l'esperienza onirica e quello del ricercatore che la interpreta.
Diventa quindi molto difficile stabilire a priori quale sia il significato di un sogno.
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